Il panorama italiano

A fronte del fermento pisano, cosa succedeva nel resto dell'Italia?

Nell'ambiente accademico era abbastanza diffusa la convinzione che la costruzione di calcolatrici elettroniche fosse compito esclusivo delle industrie e non degli istituti di ricerca o delle Università, che potevano al più acquistarli.

A tale riguardo, in quello stesso periodo, altri due Enti di ricerca si stavano muovendo per dotarsi di una calcolatrice elettronica: il Politecnico di Milano e l'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo di Roma (INAC) diretto dal Professor Mauro Picone. La loro scelta però, fu diametralmente opposta rispetto a quella presa a Pisa: si rivolsero rispettivamente alla National Cash Register & Co. (USA) e alla Ferranti (GB) per acquistare le prime due calcolatrici elettroniche che entrarono in funzione in Italia.

Più precisamente, la prima calcolatrice elettronica ad entrare in funzione in Italia fu la CRC102A, che fu portata personalmente dal Professor Luigi Dadda dagli USA in Italia (via mare) e installata a Milano presso l'Istituto di Elettrotecnica Generale nell'ottobre del 1954. Dopo circa un anno cominciò invece a funzionare la MARK I STAR dell'INAC, che fu ribattezzata FINAC (Ferranti-INAC).

Per dare un'idea del contesto sociale e culturale di quel periodo, che Corrado Bonfanti giustamente definisce “l'anno zero dell'informatica in Italia”, è interessante riportare un brano di un articolo pubblicato sul settimanale TEMPO successivamente all'inaugurazione della FINAC, avvenuta nel dicembre del 1955:

“Nel campo delle applicazioni pratiche, la macchina elettronica di Roma sarà a disposizione di qualsiasi industria privata e, ovviamente, dell'apparato amministrativo dello Stato […]. Intanto pare che i funzionari della Corte dei Conti faranno un esposto per protestare contro la concorrenza sleale delle macchine elettroniche: esse - dicono - potrebbero indurre a pensare che nell'Amministrazione dello Stato le cose si fanno con lentezza. E invece […]”.

Video intervista della Prof.ssa Susanna Andronico all'Ingegner Giuseppe Cecchini.
8 luglio 1997, Consorzio Pisa Ricerche, Pisa